"L’epopea di Samir e Sabine che a Raqqa hanno vissuto sotto il regime dello Stato islamico. Sono riusciti a fuggire, «scavalcando cadaveri» per salvarsi".
Acn li chiama Samir e Sabine. Non sono i loro veri nomi, ma non vogliono assolutamente essere identificati. I due cristiani infatti hanno paura: prima dell’arrivo dell’Isis, vivevano a Raqqa. Poi sono scappati dalla persecuzione, rifugiandosi ad Aleppo e di lì, a causa della guerra, sono fuggiti in Libano, nella capitale Beirut, e poi nella Valle di Beqaa. Ma dovunque si siano nascosti, Samir è stato raggiunto da questa telefonata dei jihadisti: «Sappiamo dove siete. Dovunque andrete, vi troveremo».
FINGERSI MUSULMANO.
Quando lo Stato islamico è arrivato a Raqqa, Samir è stato costretto a pagare la jizya, il tributo umiliante previsto dal Corano. In cambio della protezione islamica, doveva pagare per tutta la famiglia 4.000 dollari all’anno. Nonostante la ricevuta del pagamento, che ancora conserva, le minacce di morte si sono fatte sempre più insistenti. Così la famiglia ha finto di convertirsi all’islam. «Odiavo la vita, il velo, non potevo uscire senza un accompagnatore maschile», spiega Sabine. Samir si recava addirittura in moschea per essere più credibile, ma dopo poco tempo è stato denunciato: «Quei cristiani non si sono davvero convertiti». A casa continuavano a pregare Gesù.
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