INTERVISTA
I pentecostali? "Sono i talebani della Bibbia"
Per il teologo Alberto Maggi, la lettura dei testi sacri di alcuni gruppi di evangelici carismatici e non solo è «fondamentalista».
Ma a questo nuovo cristianesimo va riconosciuta la capacità di rendere la messa un momento di gioia e non un rito stantio.
I pentecostali? Sono i talebani della Bibbia
Teologo, biblista, Alberto Maggi è una delle voci più contemporanee del cattolicesimo italiano. Il suo “Vangelo della Domenica” viene trasmesso su YouTube e a Montefano, vicino a Macerata, dirige il Centro Studi Biblici “G. Vannucci”. «Cerco di proporre una liturgia diversa per dare vita alla parola di Dio, non tenerla imbalsamata in quel rito funebre in cui sembrano ridotte alcune messe», afferma.
Cosa pensa dei pentecostali?
«La lettura della Bibbia promossa dai alcuni gruppi pentecostali è una lettura fondamentalista».
Fondamentalista?
«Sì. Non tengono conto dei diversi generi letterari in cui sono espresse le Scritture. Non pongono gerarchie fra una norma del Levitico e un versetto del Vangelo. Di ogni cosa affermano: “È scritto, quindi è così”».
E questo cosa significa?
«Significa accettare come parola di Dio anche certe pagine tremende: punizioni, guerre, omicidi. E prendere per fatti storici episodi che invece non lo sono».
Ad esempio?
«Il miracolo del profeta Eliseo narrato nel Secondo Libro dei Re, dove Eliseo maledice nel nome del Signore alcuni bambini che lo avevano preso in giro per la calvizie, e “due orse sbranarono quarantadue di quei ragazzini”».
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Un business chiamato Gesù
Quella dei pentecostali è la religione che cresce di più al mondo dopo l’Islam. In Italia ha già 600 mila adepti. A cui promette la guarigione da ogni male e la ricchezza materiale. In cambio di un decimo del loro stipendio
Anche alcuni pastori pentecostali affermano che quelle pagine buie vanno interpretate alla luce del “Vangelo dell’amore” di Gesù.
«È Gesù con il suo messaggio d’amore universale il criterio per interpretare tutta la Scrittura, sia per l’antico sia per il nuovo testamento».
Lei si è mai confrontato con delle chiese pentecostali sull’analisi testi?
«Spesso mi hanno chiamato a parlare, e molti usano i miei commenti sul Vangelo»
Cosa pensa del loro successo?
«Penso che abbiano una liturgia più viva di quella cattolica, che abbiano restituito alla preghiera il suo carattere gioioso, non di piagnisteo, e questo è molto positivo. Anche la loro vita di comunità è più intensa. Però c’è anche altro».
Prego.
«L’atmosfera di fanatismo di alcuni gruppi pentecostali, la forza di attrazione che esercitano sulle persone deboli. Riescono spesso a manipolare le folle, parlando alla pancia della gente: garantendo attraverso la preghiera il loro benessere».
C’è poi il tema delle guarigioni.
«Altro problema: promettere la liberazione dalle malattie con la preghiera piacerebbe a tutti. Chiuderebbero gli ospedali. Ma purtroppo non è così».
Fonte: L'Espresso | DI FRANCESCA SIRONI
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martedì 20 giugno 2017
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