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mercoledì 5 settembre 2018

VERSETTO+COMMENTO. 2 Corinzi Capitolo 4:17

Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria. Una pacca amorevole del nostro Padre celeste. Cristo è la risposta alla sofferenza. La malattia, il dispiacere e il peccato sono tutti il risultato della caduta dell’uomo nel giardino. La malattia è un sottoprodotto della trasgressione; ma questo non significa che i cristiani non siano mai afflitti.
La Bibbia dice: “Molte sono le afflizioni del giusto; ma il Signore lo libera da tutte” (Salmo 34:19).
Giobbe era afflitto; Paolo aveva un’infermità; Lazzaro era mala­to; e alle persone buone non è stata promessa alcuna immunità dalla malattia e dalle infermità. Decine e decine di persone mi scrivono ogni mese chiedendomi: “Perché i credenti soffrono?” State sicuri che c’è un motivo perché i credenti sono afflitti. Una ragione per cui il popolo di Dio soffre, secondo la Bibbia, è che la sofferenza è un processo formativo disciplinare e di correzione.
La Bibbia dice: “Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge suo figlio, così il Signore, il tuo Dio, corregge te (Deuteronomio 8:5).
Di nuovo la Scrittura dice: “Beato l’uomo che tu correggi, o Signore, e istruisci con la tua legge (Salmo 94:12).
E dice ancora: “Perché il Signore riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce” (Proverbi 3:12).
Da queste letture impariamo che la correzione dell’afflizione è un passo nel processo verso il nostro sviluppo pieno e completo. Può essere a volte un amorevole sculaccione dal nostro Padre celeste per mostrarci che ci siamo allontanati dal sentiero del dovere.
Nell’ultimo articolo che scrisse prima di morire, il grande apologeta cristiano C.S. Lewis ha detto: “Non abbiamo nessun diritto alla felicità; solo l’obbligo di fare il nostro dovere”. Natu­ralmente fa parte dei nostri doveri lasciare spazio alla felicità. Provate.
EDAP